hirmagazin 2015 05 24 075742Messa di requiem per il bipar­ti­ti­smo, parte prima: ele­zioni ammi­ni­stra­tive. A pochi mesi delle poli­ti­che di novem­bre, tre­dici regioni e più di 8mila comuni spa­gnoli sono chia­mati oggi alle urne; e ancor prima di cono­scere i risul­tati del voto, un dato è già chiaro, anti­ci­pato dai son­daggi degli ultimi mesi: il duo­po­lio Pp-Psoe, che ha segnato la sto­ria demo­cra­tica del paese, si è sgre­to­lato sotto la spinta ine­so­ra­bile di Pode­mos e Ciudadanos.

Sof­fia dun­que una salu­tare brezza di rin­no­va­mento sulla peni­sola ibe­rica, che l’anemometro elet­to­rale tra­duce in un dato peren­to­rio: se alle poli­ti­che del 2011 il Pp e il Psoe rastrel­la­rono insieme il 75% dei voti, il pro­no­stico per il voto gene­rale del pros­simo novem­bre sfiora appena il 50%. Su scala muni­ci­pale e regio­nale il pano­rama è più fra­sta­gliato, anche se la ten­denza — nono­stante Rajoy abbia agi­tato lo spau­rac­chio del caos con­tro l’ordine e la ripresa — è la stessa: ovun­que Pode­mos e Ciu­da­da­nos irrom­pono con pre­po­tenza a sca­pito di popo­lari e socia­li­sti, che saranno costretti – fatto ine­dito – a tes­sere alleanze con gli ultimi arri­vati, per­sino nelle regioni gover­nate finora con mag­gio­ranza assoluta.

Il pre­ce­dente dell’Andalusia (al voto a marzo e tut­tora senza governo per man­canza di accordi tra i socia­li­sti, mag­gio­ranza rela­tiva, e gli altri par­titi), fa pre­sa­gire che le trat­ta­tive saranno anche altrove spi­go­lose: il discorso anti-casta di Pode­mos e Ciu­da­da­nos è a priori poco com­pa­ti­bile con intese con la vec­chia guar­dia poli­tica, anche se lo sce­na­rio che si pro­fila obbli­gherà a geo­me­trie poli­ti­che poli­go­nali, a cui la Spa­gna è poco abituata.

Anche dal punto di vista socio­lo­gico e demo­gra­fico, il voto di oggi darà indi­ca­zioni impor­tanti: secondo i son­daggi (dati Metro­sco­pia) la fascia più gio­vane della popo­la­zione voterà i par­titi emer­genti: il 17% degli elet­tori tra 18 e 34 anni appog­gerà Pode­mos; poco più del 13 il Psoe e il 12,5% Ciu­da­da­nos; al Pp solo il 10% dei voti. La situa­zione si ribalta tra gli over 65: il 22% voterà Pp, il 16% i socia­li­sti, men­tre Pode­mos e Ciu­da­da­nos rag­giun­ge­reb­bero rispet­ti­va­mente un 9,7 e un 7,5%. I par­titi emer­genti sareb­bero inol­tre più forti nelle realtà urbane, men­tre le sigle tra­di­zio­nali evi­den­ziano una mag­gior pene­tra­zione nelle zone rurali.

Altra que­stione è il posi­zio­na­mento ideo­lo­gico dell’elettorato: su una scala da zero (estrema sini­stra) a dieci (estrema destra) gli spa­gnoli si atte­stano su un 4,7 che spo­sta il bari­cen­tro del paese verso il centrosinistra.

Per sapere se i numeri cor­ri­spon­dono alla realtà, biso­gnerà tenere d’occhio alcuni cru­ciali ban­chi di prova. A livello regio­nale sarà fon­da­men­tale il risul­tato delle roc­ca­forti sto­ri­che del Pp: Castilla la Man­cha, Comu­ni­dad Valen­ciana, e Comu­ni­dad de Madrid.

Un passo falso del Pp in que­sti feudi potrebbe essere il pre­lu­dio di una sto­rica disfatta elet­to­rale alle poli­ti­che del pros­simo novem­bre. Nella regione di Madrid, peral­tro, la corsa alla pre­si­denza è par­ti­co­lar­mente avvin­cente, con la sini­stra tra­di­zio­nale che schiera alcuni tra i suoi migliori can­di­dati: il filo­sofo Ángel Gabi­londo per il Psoe e il poeta Luis Gar­cía Mon­tero per Izquierda Unida. A livello comu­nale le bat­ta­glie più deci­sive e più incerte si svol­gono a Bar­cel­lona e nella capitale.

A Madrid i cit­ta­dini sce­glie­ranno tra due modelli di gestione e due per­so­na­lità com­ple­ta­mente oppo­ste: Espe­ranza Aguirre, ultra­li­be­rale sopran­no­mi­nata la lady di ferro spa­gnola, già pre­si­dente della regione, can­di­data sin­daco per il Pp; e Manuela Car­mena, ex giu­dice pro­gres­si­sta, a capo della lista Ahora Madrid (che com­prende Pode­mos e Gane­mos Madrid ed Equo, ma non Iu).

Nella città cata­lana, il fac­cia a fac­cia è tra la piat­ta­forma Bar­ce­lona en comú (Pode­mos più Iu più i cata­lani di Icv-Euia) dell’ex lea­der della Piat­ta­forma con­tro gli sfratti Ada Colau e l’attuale sin­daco dei demo­cri­stiani di Con­ver­gèn­cia i Unió Xavier Trias.

Forrás:

Messa di requiem per il bipar­ti­ti­smo, parte prima: ele­zioni ammi­ni­stra­tive. A pochi mesi delle poli­ti­che di novem­bre, tre­dici regioni e più di 8mila comuni spa­gnoli sono chia­mati oggi alle urne; e ancor prima di cono­scere i risul­tati del voto, un dato è già chiaro, anti­ci­pato dai son­daggi degli ultimi mesi: il duo­po­lio Pp-Psoe, che ha segnato la sto­ria demo­cra­tica del paese, si è sgre­to­lato sotto la spinta ine­so­ra­bile di Pode­mos e Ciudadanos.

Sof­fia dun­que una salu­tare brezza di rin­no­va­mento sulla peni­sola ibe­rica, che l’anemometro elet­to­rale tra­duce in un dato peren­to­rio: se alle poli­ti­che del 2011 il Pp e il Psoe rastrel­la­rono insieme il 75% dei voti, il pro­no­stico per il voto gene­rale del pros­simo novem­bre sfiora appena il 50%. Su scala muni­ci­pale e regio­nale il pano­rama è più fra­sta­gliato, anche se la ten­denza — nono­stante Rajoy abbia agi­tato lo spau­rac­chio del caos con­tro l’ordine e la ripresa — è la stessa: ovun­que Pode­mos e Ciu­da­da­nos irrom­pono con pre­po­tenza a sca­pito di popo­lari e socia­li­sti, che saranno costretti – fatto ine­dito – a tes­sere alleanze con gli ultimi arri­vati, per­sino nelle regioni gover­nate finora con mag­gio­ranza assoluta.

Il pre­ce­dente dell’Andalusia (al voto a marzo e tut­tora senza governo per man­canza di accordi tra i socia­li­sti, mag­gio­ranza rela­tiva, e gli altri par­titi), fa pre­sa­gire che le trat­ta­tive saranno anche altrove spi­go­lose: il discorso anti-casta di Pode­mos e Ciu­da­da­nos è a priori poco com­pa­ti­bile con intese con la vec­chia guar­dia poli­tica, anche se lo sce­na­rio che si pro­fila obbli­gherà a geo­me­trie poli­ti­che poli­go­nali, a cui la Spa­gna è poco abituata.

Anche dal punto di vista socio­lo­gico e demo­gra­fico, il voto di oggi darà indi­ca­zioni impor­tanti: secondo i son­daggi (dati Metro­sco­pia) la fascia più gio­vane della popo­la­zione voterà i par­titi emer­genti: il 17% degli elet­tori tra 18 e 34 anni appog­gerà Pode­mos; poco più del 13 il Psoe e il 12,5% Ciu­da­da­nos; al Pp solo il 10% dei voti. La situa­zione si ribalta tra gli over 65: il 22% voterà Pp, il 16% i socia­li­sti, men­tre Pode­mos e Ciu­da­da­nos rag­giun­ge­reb­bero rispet­ti­va­mente un 9,7 e un 7,5%. I par­titi emer­genti sareb­bero inol­tre più forti nelle realtà urbane, men­tre le sigle tra­di­zio­nali evi­den­ziano una mag­gior pene­tra­zione nelle zone rurali.

Altra que­stione è il posi­zio­na­mento ideo­lo­gico dell’elettorato: su una scala da zero (estrema sini­stra) a dieci (estrema destra) gli spa­gnoli si atte­stano su un 4,7 che spo­sta il bari­cen­tro del paese verso il centrosinistra.

Per sapere se i numeri cor­ri­spon­dono alla realtà, biso­gnerà tenere d’occhio alcuni cru­ciali ban­chi di prova. A livello regio­nale sarà fon­da­men­tale il risul­tato delle roc­ca­forti sto­ri­che del Pp: Castilla la Man­cha, Comu­ni­dad Valen­ciana, e Comu­ni­dad de Madrid.

Un passo falso del Pp in que­sti feudi potrebbe essere il pre­lu­dio di una sto­rica disfatta elet­to­rale alle poli­ti­che del pros­simo novem­bre. Nella regione di Madrid, peral­tro, la corsa alla pre­si­denza è par­ti­co­lar­mente avvin­cente, con la sini­stra tra­di­zio­nale che schiera alcuni tra i suoi migliori can­di­dati: il filo­sofo Ángel Gabi­londo per il Psoe e il poeta Luis Gar­cía Mon­tero per Izquierda Unida. A livello comu­nale le bat­ta­glie più deci­sive e più incerte si svol­gono a Bar­cel­lona e nella capitale.

A Madrid i cit­ta­dini sce­glie­ranno tra due modelli di gestione e due per­so­na­lità com­ple­ta­mente oppo­ste: Espe­ranza Aguirre, ultra­li­be­rale sopran­no­mi­nata la lady di ferro spa­gnola, già pre­si­dente della regione, can­di­data sin­daco per il Pp; e Manuela Car­mena, ex giu­dice pro­gres­si­sta, a capo della lista Ahora Madrid (che com­prende Pode­mos e Gane­mos Madrid ed Equo, ma non Iu).

Nella città cata­lana, il fac­cia a fac­cia è tra la piat­ta­forma Bar­ce­lona en comú (Pode­mos più Iu più i cata­lani di Icv-Euia) dell’ex lea­der della Piat­ta­forma con­tro gli sfratti Ada Colau e l’attuale sin­daco dei demo­cri­stiani di Con­ver­gèn­cia i Unió Xavier Trias.

Forrás: http://ilmanifesto.info/spagna-requiem-per-il-partitismo/