hirmagazin 2015 05 26 082552

Già alla vigi­lia della vit­to­ria di Syriza in Gre­cia, la que­stione di come que­sta avrebbe influito sugli equi­li­bri poli­tici negli altri paesi alta­mente inde­bi­tati e afflitti da ele­vata disoc­cu­pa­zione dell’Europa meri­dio­nale era stata messa all’ordine del giorno. Vi sarebbe stato con­ta­gio? E, a loro volta, gli even­tuali suc­cessi delle forze poli­ti­che ostili all’austerità in altri paesi euro­pei in che misura avreb­bero raf­for­zato la posi­zione di Atene nel suo scon­tro con la Troika? Dai governi dei paesi dell’Unione sot­to­po­sti al rigore delle poli­ti­che di bilan­cio e alla tiran­nia del debito, Tsi­pras non avrebbe rac­colto, fatta ecce­zione per qual­che ral­le­gra­mento di cir­co­stanza, altro che osti­lità e male­voli distin­guo tra discoli e zelanti.

In fondo il suc­cesso di Syriza minac­ciava pro­prio il cre­dito poli­tico delle forze al governo in Spa­gna, Ita­lia, Por­to­gallo, Fran­cia, met­tendo in luce, attra­verso la pro­pria espe­rienza estrema, l’assoluta inef­fi­ca­cia delle ricette appli­cate in quei paesi nel con­tra­stare gli squi­li­bri euro­pei e rilan­ciare la cre­scita. Tutti si affret­ta­vano a pro­cla­mare «noi non siamo la Grecia!»

Ora, in Spa­gna, que­sto suc­cesso di una gio­vane for­ma­zione poli­tica in rotta di col­li­sione con gli inte­ressi finan­ziari euro­pei e con le cor­rotte oli­gar­chie nazio­nali arroc­cate intorno alle ragioni della ren­dita, è infine arri­vato. Con la forza sim­bo­lica che deriva a Pode­mos e alla sua capa­cità di coa­li­zione dall’aver con­qui­stato le muni­ci­pa­lità di Madrid e Barcellona.

A que­sto punto nel brac­cio di ferro ingag­giato dai fal­chi dell’eurogruppo con­tro Tsi­pras e Varou­fa­kis si pone un dilemma. Insi­stere nello stran­go­la­mento della Gre­cia, fino alla sua fuo­riu­scita dall’euro, potrebbe ali­men­tare una forte ondata di indi­gna­zione con­tro gli euro­dogmi dell’austerità, a comin­ciare dalla Spa­gna che andrà al voto alla fine dell’anno.

Una volta aperta l’ «uscita di sicu­rezza», nulla garan­ti­sce che altri, di fronte a cir­co­stanze troppo avverse e impo­po­lari, deci­dano di var­carla. Il che sug­ge­ri­rebbe di ammor­bi­dire il con­tra­sto con il governo greco. Al con­tra­rio, con­durre Atene alla rot­tura defi­ni­tiva, potrebbe ser­vire da deter­rente per chiun­que inten­desse met­tere in que­stione le ricette eco­no­mi­che e sociali impo­ste dalla gover­nance europea.

La cata­strofe greca costi­tui­rebbe, insomma, una for­mi­da­bile arma nelle mani del ter­ro­ri­smo finan­zia­rio e un con­so­li­da­mento della con­ser­va­zione neo­li­be­ri­sta in tutti i paesi del Vec­chio Con­ti­nente. È soprat­tutto intorno a que­sto potere sim­bo­lico e alla sua effi­ca­cia poli­tica che si sta gio­cando la par­tita. Nes­suno ignora infatti che esi­stono nume­rose pos­si­bi­lità, tec­ni­che e poli­ti­che, di venire a capo della crisi greca senza imporre a nes­suno una deva­stante capi­to­la­zione. E senza met­tere a repen­ta­glio, più di quanto già non lo sia, il pro­getto europeo.

Non­di­meno c’è poco da dubi­tare che i fal­chi nor­dici pro­pen­de­ranno per la seconda opzione: quella della puni­zione esem­plare di Atene, prima delle ele­zioni poli­ti­che nella peni­sola iberica.

E qui suben­tra l’interpretazione che i sacer­doti dell’euro danno tanto di Syriza quanto di Pode­mos: si trat­te­rebbe in sostanza di forze euro­scet­ti­che. Cir­co­stanza deci­sa­mente negata dagli inte­res­sati che indi­cano pro­prio il ter­reno euro­peo come deci­sivo nel con­durre la lotta per la demo­cra­zia e i diritti sociali.

Da qui la ten­denza, alquanto infame, di met­tere in un unico cal­de­rone «anti­eur­peo» Syriza, il suc­cesso di Pode­mos e la vit­to­ria dell’ultrareazionario Duda alle ele­zioni pre­si­den­ziali in Polonia.

Chi, sul ver­sante delle destre xeno­fobe, per annet­tersi per­fino la pro­pria anti­tesi, chi per sna­tu­rare e demo­niz­zare le forze demo­cra­ti­che che rifiu­tano la dot­trina della gover­nance europea.

Ma c’è un ele­mento che pur nell’estrema diver­sità delle espe­rienze, sot­tende Syriza e Pode­mos: sono i grandi movi­menti sociali e di lotta che hanno attra­ver­sato Gre­cia e Spa­gna (vedi appunto Bar­cel­lona e Madrid) in rispo­sta alla crisi e al suo governo. Una forza viva, mag­giore di ogni con­ta­gio o emu­la­zione. E una risorsa per il futuro.

Con que­sto Ber­lino e Bru­xel­les dovranno fare i conti, e, pro­ba­bil­mente, non solo ad Atene e Madrid.

Forrás: http://ilmanifesto.info/i-falchi-ue-ora-temono-il-contagio/