hirmagazin 2015 05 20 075416Buono scuola da spen­dere negli isti­tuti pari­tari. No all’insegnamento della parità di genere. No al dise­gno di legge sulle unioni civili in discus­sione in Par­la­mento. No al divor­zio breve, che però ormai è legge. È que­sta l’agenda del car­di­nal Bagna­sco per la poli­tica ita­liana, det­tata ieri durante la pro­lu­sione all’Assemblea gene­rale della Con­fe­renza epi­sco­pale italiana.

È bastato che lunedì, aprendo l’incontro, papa Fran­ce­sco facesse un accenno alle «colo­niz­za­zioni ideo­lo­gi­che» che «tol­gono l’identità e la dignità umana», per­ché ieri il pre­si­dente della Cei – come facil­mente pre­ve­di­bile – orien­tasse quasi metà del suo inter­vento a quelli che al tempo di papa Ratzin­ger si chia­ma­vano «prin­cipi non negoziabili».

Ora l’espressione è scom­parsa – per­ché a Fran­ce­sco non piace, come ha detto più volte –, ma i punti qua­li­fi­canti restano tutti, varia­mente cata­lo­gati sotto l’etichetta «teo­ria del gen­der» oppure «que­stione antro­po­lo­gica», cioè «la pro­gres­siva muta­zione dell’identità umana».

Sulla scuola, al cen­tro del dibat­tito di que­ste set­ti­mane, Bagna­sco auspica che ven­gano tro­vate «sin­tesi in tempi ragio­ne­voli, magari distin­guendo temi ed obiet­tivi» (un invito a scor­po­rare dal ddl l’assunzione dei pre­cari per inse­rirla in un decreto ad hoc come chie­dono le opposizioni?).

Quindi affronta quello che gli sta più a cuore: soldi e «gender».

«Diciamo no ad una scuola dell’indottrinamento, della “colo­niz­za­zione ideo­lo­gica” – attacca il pre­si­dente della Cei –. Diciamo sì alla scuola libera, libera non per­ché sgan­ciata dal sistema sco­la­stico nazio­nale, ma per­ché scelta dai geni­tori, primi e inso­sti­tui­bili edu­ca­tori dei loro figli. Sarebbe il tempo di attuare quanto pre­vi­sto dalla legge 62/2000», ovvero la legge Ber­lin­guer, che ha messo sullo stesso piano le scuole sta­tali e quelle pari­ta­rie. A tal pro­po­sito Bagna­sco sol­le­cita l’istituzione del «buono scuola», che le fami­glie pos­sono «uti­liz­zare nella scuola pre­scelta», cioè in una scuola pari­ta­ria (cattolica).

E mostra grande pre­oc­cu­pa­zione per la pos­si­bi­lità – pre­vi­sta da un emen­da­mento al ddl sulla “buona scuola” di Renzi – dell’insegnamento della «parità di genere in tutti gli isti­tuti». Non sarebbe altro, pro­se­gue, che «l’ennesimo esem­pio di quella che papa Fran­ce­sco ha defi­nito “colo­niz­za­zione ideo­lo­gica”». Per­ché sarebbe una parità di genere col trucco: «Edu­care al rispetto di tutti, alla non discri­mi­na­zione e al supe­ra­mento di ogni forma di bul­li­smo e di omo­fo­bia, è dove­roso», spiega Bagna­sco. «Ma l’educazione alla parità di genere, oggi sem­pre più spesso invo­cata, mira in realtà ad intro­durre nelle scuole quella teo­ria in base alla quale la fem­mi­ni­lità e la masco­li­nità non sareb­bero deter­mi­nate fon­da­men­tal­mente dal sesso, ma dalla cultura».

Dalla scuola alla fami­glia, messa sotto attacco dal dise­gno di legge sulle unioni civili che il Par­la­mento sta discutendo.

Bagna­sco cita il discorso che papa Fran­ce­sco ha tenuto lo scorso anno ai vescovi del Mes­sico: «La fami­glia è anche minac­ciata dai cre­scenti ten­ta­tivi da parte di alcuni per ride­fi­nire la stessa isti­tu­zione del matri­mo­nio mediante il rela­ti­vi­smo, la cul­tura dell’effimero, una man­canza di aper­tura alla vita». E in que­sta dire­zione andrebbe il ddl sulle unioni civili che, fra l’altro, «con­ferma la con­fi­gu­ra­zione delle unioni civili omo­ses­suali in senso para­ma­tri­mo­niale», aprendo anche all’adozione dei bam­bini, «che per ora si limita all’eventuale figlio del part­ner» ma che poi secondo il pre­si­dente della Cei «sarà estesa senza l’iniziale limi­ta­zione», così come «sarà legit­ti­mato il ricorso al cosid­detto “utero in affitto”, che sfrutta inde­gna­mente le con­di­zioni di biso­gno della donna e riduce il bam­bino a mero oggetto di compravendita».

Infine il divor­zio breve. «Si pun­tava sul “divor­zio lampo” e su que­sto si ritor­nerà non appena i venti saranno pro­pizi», dice Bagna­sco. «Ma sop­pri­mere un tempo più disteso per la rifles­sione, spe­cial­mente in pre­senza di figli, è pro­prio un bene? Si favo­ri­sce la feli­cità delle per­sone o si incen­tiva la fretta?». Le domande, ovvia­mente, sono retoriche.

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