Iran, due navi Usa fermate
nel Golfo Persico. Il Pentagono:
«Rilasciatele immediatamente»
Washington: perso il contatto con due imbarcazioni della Marina con a bordo 10 marinai. Kerry: «Si è trattato di un incidente». Teheran pronta alla liberazione
Navi Usa durante un’esercitazione (Reuters)
WASHINGTON – Un incidente che suona come una provocazione perché ha preceduto di qualche ora l’atteso e ultimo discorso di Barack Obama sullo Stato dell’Unione. Due battelli dell’Us Navy, con a bordo a 10 marinai, sono stati bloccati dai pasdaran iraniani vicino all’isola di Farsi, nella parte settentrionale del Golfo Persico. La notizia ha innescato una catena di eventi. La Casa Bianca, informata, ha mobilitato il Dipartimento di Stato. Il segretario di Stato John Kerry, dopo un colloquio telefonico con il collega iraniano Javad Zarif, ha promesso una soluzione rapida: «Saranno presto liberi». Ma intanto sono sorte polemiche da parte repubblicana ed è emerso un evidente imbarazzo nell’amministrazione.
La ricostruzione
I due motoscafi veloci, armati di mitragliatrici e costruiti per missioni essenzialmente sotto costa, erano in viaggio tra il Kuwait e il Bahrein, paese che ospita il comando della Quinta flotta statunitense, quando hanno perso i contatti radio. I battelli sarebbero finiti per errore nelle acque iraniane: uno ha avuto un’avaria e il secondo è rimasto ad assisterlo. E’ in questa fase che sono intervenuti i guardiani della rivoluzione assumendo il controllo dei natanti. Washington ha cercato di rassicurare mentre l’agenzia iraniana Fars ha usato toni duri. Infatti ha parlato di arresto dei militari, tra cui una donna. Inoltre hanno ipotizzato che gli americani fossero impegnati in una azione di spionaggio e per questo ha sequestrato alcuni apparati di bordo per analizzarli: «Gli americani sono entrati illegalmente nei nostri confini». Scambi verbali seguiti da contatti diplomatici guidati da Kerry attraverso canali ormai ben consolidati.
I precedenti
Il sequestro dei battelli segue di pochi giorni un altro episodio serio. Barchini dei pasdaran hanno lanciato alcuni razzi non distante dalla formazione navale guidata dalla portaerei Truman impegnata nel Golfo nelle operazioni anti Isis. Per gli osservatori si tratta di mosse deliberate organizzate dall’ala radicale del regime con l’obiettivo di sabotare il dialogo con gli USA e creare reazioni contrarie da parte americana. L’intesa sul nucleare non ha placato i «duri e puri», pronti a tutto pur di ostacolare la distensione. E questo malgrado Teheran otterrà lo sblocco di fondi importanti proprio grazie all’accordo sul programma atomico. I falchi sperano anche di mettere in difficoltà il presidente Rouhani. Dunque un gioco – pericoloso e dissennato – con una valenza internazionale ed una interna.
Le polemiche
Negli USA i repubblicani, decisamente contrari a qualsiasi concessione ai mullah, sono andati all’assalto: «E’ la prova del fallimento della politica estera di Obama», è stato il messaggio. In questi mesi gli avversari del presidente non hanno risparmiato critiche verso l’intesa con Teheran, hanno invocato altre sanzioni, hanno denunciato i rischi di fare concessioni ad un regime che finanzia fazioni che hanno ucciso soldati USA in Medio Oriente ed è alleato di paesi ostili. Rilievi di politica estera che si sono intrecciati, inevitabilmente, con quelli della campagna elettorale in corso. Temi dove ha prevalso uno slogan: nessuno rispetta gli Stati Uniti, abbiano perso la nostra deterrenza. I pasdaran iraniani hanno fatto di tutto per dare loro ragione.
Forrás: http://www.corriere.it