Bergoglio: «L’Iran ha un ruolo importante, assieme ad altri Paesi della regione, per promuovere soluzioni politiche alle problematiche del Medio Oriente»

di Gian Guido Vecchi

Papa Francesco apre a Rouhani: «Teheran fondamentale per la pace»

L’incontro tra il presidente iraniano Rouhani e papa Francesco in Vaticano (Imagoeconomica)

L’essenziale sta in due righe dello scarno comunicato ufficiale che ha seguito i quaranta minuti di colloquio in Vaticano tra papa Francesco e il presidente iraniano Hassan Rouhani, «riformista» eletto tre mesi dopo Bergoglio: là dove si dice che «ci si è poi soffermati sulla conclusione e l’applicazione dell’Accordo sul nucleare» e soprattutto si parla del «ruolo importante che l’Iran è chiamato a svolgere, insieme ad altri Paesi della Regione, per promuovere adeguate soluzioni politiche alle problematiche che affliggono il Medio Oriente, contrastando la diffusione del terrorismo e il traffico di armi».

La «strategia del dialogo»

Da tempo il Vaticano insiste sul ruolo di Teheran per affrontare le crisi in Siria e Iraq e nella lotta all’Isis. All’Onu, in settembre, Francesco ha elogiato l’accordo sul nucleare iraniano, ed anche nel discorso al corpo diplomatico di inizio anno aveva auspicato che «contribuisca a favorire il clima di distensione» nell’area. L’incontro di martedì mattina nel Palazzo Apostolico è una tappa importante della «strategia del dialogo» di Francesco. «La ringrazio tanto per questa visita e spero nella pace», ha sorriso il Papa alla fine del colloquio. «Mi ha fato molto piacere incontrarla, le auguro buon lavoro e le chiedo di pregare per me», ha replicato Rouhani.

L’incontro

Agenti ovunque, via della Conciliazione chiusa al traffico. Il presidente iraniano è arrivato poco dopo le 11 con un corteo di una ventina di auto, accolto nel Cortile di San Damaso da monsignor Georg Gänswein. Dopo il colloquio con Francesco, il presidente iraniano ha avuto un incontro con i vertici della diplomazia vaticana, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e monsignor Paul Gallagher, «ministro degli esteri» della Santa Sede. Il comunicato ufficiale parla di «cordiali colloqui» durante i quali «si sono evidenziati i valori spirituali comuni e si è poi fatto riferimento al buono stato dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Islamica dell’Iran, alla vita della Chiesa nel Paese e all’azione della Santa Sede in favore della promozione della dignità della persona umana e della libertà religiosa». Del resto, i rapporti diplomatici tra Santa Sede e Iran non furono interrotti neppure dalla rivoluzione di Khomeini.

L’essenziale sta in due righe dello scarno comunicato ufficiale che ha seguito i quaranta minuti di colloquio in Vaticano tra papa Francesco e il presidente iraniano Hassan Rouhani, «riformista» eletto tre mesi dopo Bergoglio: là dove si dice che «ci si è poi soffermati sulla conclusione e l’applicazione dell’Accordo sul nucleare» e soprattutto si parla del «ruolo importante che l’Iran è chiamato a svolgere, insieme ad altri Paesi della Regione, per promuovere adeguate soluzioni politiche alle problematiche che affliggono il Medio Oriente, contrastando la diffusione del terrorismo e il traffico di armi».

La «strategia del dialogo»

Da tempo il Vaticano insiste sul ruolo di Teheran per affrontare le crisi in Siria e Iraq e nella lotta all’Isis. All’Onu, in settembre, Francesco ha elogiato l’accordo sul nucleare iraniano, ed anche nel discorso al corpo diplomatico di inizio anno aveva auspicato che «contribuisca a favorire il clima di distensione» nell’area. L’incontro di martedì mattina nel Palazzo Apostolico è una tappa importante della «strategia del dialogo» di Francesco. «La ringrazio tanto per questa visita e spero nella pace», ha sorriso il Papa alla fine del colloquio. «Mi ha fato molto piacere incontrarla, le auguro buon lavoro e le chiedo di pregare per me», ha replicato Rouhani.

L’incontro

Agenti ovunque, via della Conciliazione chiusa al traffico. Il presidente iraniano è arrivato poco dopo le 11 con un corteo di una ventina di auto, accolto nel Cortile di San Damaso da monsignor Georg Gänswein. Dopo il colloquio con Francesco, il presidente iraniano ha avuto un incontro con i vertici della diplomazia vaticana, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e monsignor Paul Gallagher, «ministro degli esteri» della Santa Sede. Il comunicato ufficiale parla di «cordiali colloqui» durante i quali «si sono evidenziati i valori spirituali comuni e si è poi fatto riferimento al buono stato dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Islamica dell’Iran, alla vita della Chiesa nel Paese e all’azione della Santa Sede in favore della promozione della dignità della persona umana e della libertà religiosa». Del resto, i rapporti diplomatici tra Santa Sede e Iran non furono interrotti neppure dalla rivoluzione di Khomeini.

Forrás: http://www.corriere.it