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Musei, la Cgil verso lo sciopero

Musei, la Cgil verso lo sciopero

Colosseo. Renzi insiste: «Mai più la cultura ostaggio dei sindacati». Bersani con i lavoratori. Salario accessorio dipendenti Mibact, sbloccati i fondi. Garante: sciopero, legge da modificare

L’assemblea sin­da­cale che ha tenuto chiuso per tre ore Colos­seo, Fori impe­riali, Terme di Dio­cle­ziano e Ostia Antica ha sor­tito subito i suoi effetti, al pari di uno scio­pero: già venerdì sera, men­tre il mini­stro Fran­ce­schini e il pre­mier Renzi annun­cia­vano di tirare fuori dal cas­setto il decreto legge già pronto per il Giu­bi­leo che limita il diritto di scio­pero dei dipen­denti pub­blici pari­fi­cando la frui­zione dei beni cul­tu­rali (non solo la loro sicu­rezza) ai ser­vizi essen­ziali, «è arri­vato lo sblocco dei fondi per pagare i salari acces­sori di tutti lavo­ra­tori del Mibact per il 2014 e per il 2015», come ha annun­ciato ieri Clau­dio Meloni, coor­di­na­tore d’area della Cgil.

Ma i lavo­ra­tori della Soprin­ten­denza spe­ciale per il Colos­seo, il Museo nazio­nale romano e l’Area archeo­lo­gica cen­trale man­ten­gono lo stato di agi­ta­zione. Anzi, di più: i sin­da­cati hanno annun­ciato che non è escluso uno scio­pero gene­rale a otto­bre. «Nella deci­sione di Cgil, Cisl e Uil, peserà anche il con­te­nuto del decreto, che per ora non abbiamo letto», rife­ri­sce ancora Meloni.

Dalle colonne de L’Unità, però, Mat­teo Renzi lo spiega così, il decreto legge appro­vato: «Certo, alcuni sin­da­ca­li­sti pen­sano ancora di poter pren­dere in ostag­gio la cul­tura e la bel­lezza dell’Italia. Non hanno capito che la musica è cam­biata. Non gliela daremo vinta, mai. E il dl lo dimo­stra in modo ine­qui­vo­ca­bile. Cam­bierà, eccome se cam­bierà». Men­tre Pier­luigi Ber­sani prende le difese dei lavo­ra­tori: «Se fossi al governo li ascol­te­rei e direi loro: vi capi­sco e risolvo. Non si può sbat­tere la croce su un lato solo». Com­menta anche il sin­daco di Roma, Marino: «Il diritto allo scio­pero va garan­tito e pro­tetto ma quanto acca­duto non fa bene al paese, alla città e all’immagine della capi­tale di Italia».

Ma sono le parole dei vice­sin­daco Marco Causi, che ricorda come il sala­rio acces­so­rio «sto­ri­ca­mente costi­tuito all’interno del Comune di Roma» sia stato già sog­getto ai rilievi e alle cri­ti­che del Mef e per­ciò vada «sostan­zial­mente ripen­sato», a sol­le­vare la rea­zione stiz­zita della Fp Cgil Roma e Lazio: «Siamo di fronte al solito sca­ri­ca­ba­rile sulla pelle dei dipen­denti per­ché la costi­tu­zione del fondo è di esclu­siva com­pe­tenza dell’amministrazione comu­nale — attacca il segre­ta­rio regio­nale Marco D’Emilia — Lo scio­pero sem­bra sem­pre più inevitabile».

I lavo­ra­tori, che anche nel 2013 ave­vano otte­nuto lo sblocco di nove mesi arre­trati di sala­rio acces­so­rio con un’assemblea mat­tu­tina, chie­dono «il rego­lare paga­mento» della voce sala­riale che com­prende «tur­na­zioni, festi­vità, aper­ture straor­di­na­rie, 1° mag­gio, Notti dei Musei, pro­getti di pro­dut­ti­vità, straor­di­nari e repe­ri­bi­lità not­turna». E chie­dono anche un «piano di occu­pa­zione gene­rale» arti­co­lato in tre punti: «Lo scor­ri­mento della gra­dua­to­rie interne degli ido­nei da I a II area e da II a III; i pas­saggi oriz­zon­tali all’interno delle aree; un piano di assun­zione pub­blica ade­guato al con­si­stente fab­bi­so­gno e all’attuale dota­zione organica».

Ma per il pre­si­dente dell’Autorità di garan­zia per gli scio­peri Roberto Alesse, inter­pel­lato dall’Ansa, il decreto legge «è una straor­di­na­ria occa­sione affin­ché il par­la­mento avvii una rifles­sione com­ples­siva sulla legge 146 (del 1990, che disci­plina lo scio­pero), che resta una buona legge, che ha dato buoni frutti ma che neces­sita di essere attua­liz­zata». Fa notare però Gio­vanni Fave­rin, segre­ta­rio gene­rale Cisl Fp, che il diritto d’assemblea non è rego­la­men­tato da quella legge. E aggiunge: «Non serve con­fon­dere le cose».

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